Oltre ad avere un carattere soggettivo ed emotivo, i colori sono spesso gli elementi più sfuggenti di un progetto.
Definire mediocre il colore preferito di qualcuno significa attaccare la persona nella sua sfera più intima, spesso dietro alle scelte di un colore o di una varietà cromatica nell’identità di un progetto food ci sono motivazioni ed emozioni personali che trascendono dal semplice gusto o preferenza del cliente.
Un colore può essere preteso o rifiutato da un cliente per ragioni apparentemente non pertinenti oppure suscitare delle reazioni che dipendono dalle singole esperienze di vita o da particolari fattori culturali.
Pensate se qualcuno trascorresse l’intera infanzia rinchiuso in una stanza completamente verde, probabilmente proverebbe avversione per questo colore.
E quasi sicuramente, continuerebbe a detestare il colore verde per tutta la vita.
I colori possiedono diversi significati culturali, sociali e storici.
Il cibo racchiude in sé un valore portante, dato dal colore proprio espresso in natura, e che quindi genera stimoli specifici in base anche allo stato d’animo delle persone: i colori caldi e accesi, propri del pomodoro, delle fragole, delle arance, infondono una naturale energia, mentre un colore freddo come il verde assume una connotazione di benessere e salute, legato agli aspetti salutistici del cibo.

È sempre quindi una questione molto particolare di quale gamma di sensazioni vogliamo scatenare, a suggerirci su quale scelta di colori e abbinamenti orientare il progetto food, che si tratti di un logo, di un’insegna del locale, della copertina del menu, o addirittura dei rivestimenti interni del ristorante.
Lavorare con i colori è una materia piuttosto complessa, molto più di quanto si creda.
Nel food, approcciare i colori è prima di tutto un’esperienza di contatto con le materie prime, gli ingredienti, ciò che genera sensazioni ed emozioni stimolando non solo la vista ma tutti i sensi coinvolti.
Un modo tradizionale di accostarsi ai colori è quello di cominciare dai colori primari, passare ai secondari, e terminare con i colori terziari.
Personalmente trovo più agevole parlare di colori caldi, colori freddi, colori neutri e colori speciali, che secondo me rappresenta una suddivisione dei colori più adatta e vicina al processo creativo grafico.
Quando si lavora con i colori, di solito i grafici iniziano con una scelta precisa, ad esempio utilizzare un colore caldo come l’arancione, che peraltro è tra i miei colori preferiti, e il mio prediletto in assoluto nelle declinazioni food.
Estremamente energico e vitale, che mette di buon umore anche nei momenti più complicati.

Partendo da questo colore, si sviluppa la relativa tavolozza – color palette – che potrà essere monocromatica (se fa uso esclusivo di ombre, tinte e toni dello stesso colore), policromatica (se usa colori caldi, freddi e neutri), oppure in alternanza, per creare un effetto di rottura cromatica.
Io tendo a seguire il principio per cui non esiste un accostamento di colori sbagliato.
Ciascun colore apprezza la compagnia di un altro, in questo il colore è piuttosto democratico e aperto a tutte le possibilità.
Se proviamo a combinare marrone e fucsia, potremmo anche dare un certo dinamismo a un progetto.
Provare a superare gli accostamenti predefiniti delle tavolozze può spesso fare la differenza tra un progetto monotono e un progetto efficace.
Alcuni hanno particolare interesse per colori più insoliti, come il giallo burro, il verde menta (che adoro), e il fucsia.
Questi colori si trovano in una specie di ‘terra di mezzo’, e destano molto interesse.
Proporre una tonalità cromatica a cavallo tra il turchese blu o verde può suscitare una discussione positiva e costruttiva intorno al progetto e aumentarne il valore percepito.
La grafica è per il 90% un fatto di persuasione.
Ciò non significa indurre un cliente a fare qualcosa solo perché è bello, ma perché è giusto farlo.
Al grafico servono tutti gli strumenti per prendere decisioni ponderate, e poter spiegare con competenza le proprie scelte.
Giustificare uno sfondo giallo brillante con termini come ‘vivace’ o ‘carino’ è sicuramente un buon passo verso il fallimento del progetto sul nascere, generando un rifiuto del cliente.
Spiegare piuttosto che uno sfondo di quel colore comunica ottimismo e calore sulla base di secoli di connessioni culturali – non perché si è sempre fatto così, ma perché è storicamente dimostrato che funziona – sarà quasi sicuramente un valore espresso e garanzia di approvazione del progetto.
Qualche mese indietro, nella fase di ideazione creativa di un brand per un ghost restaurant, un cliente mi ha sollecitato a creare un tono particolare di verde, una sorta di ‘verde jaguar’, o ‘verde inglese’.
Ma il colore che stava proponendo non era affatto corrispondente a quella specifica di colore, mentre dopo alcune ricerche ho trovato che il colore da me proposto era – dovutamente argomentato con elementi di fatto – esattamente coerente con la sua percezione.
In realtà quel colore richiesto era una variante del classico British Racing Green, peraltro codificato agli inizi del 900.

CMYK.
Quasi tutti i processi di stampa offset o digitale in quadricromia si basano su una combinazione di CYMK: ciano (C), magenta (M), giallo (Y) e nero (K).
I colori che risultano da questa combinazione sono la somma di buona parte di questi colori, mescolati tramite una retinatura di puntini minuscoli.
Prima di mandare un file di progetto in stampa, bisogna sempre controllare che siano collegati a immagini CMYK.

TONALITÀ.
La tonalità è la proprietà del colore che percepiamo (rosso, verde, giallo) e dipende dalle lunghezze d’onde visibili della luce.
Dire ad esempio che serve una tonalità più vicina al viola che al rosso.

PMS.
PMS (o Pantone Matching System) è l’acronimo che indica il colore creato con il sistema tintometrico Pantone, un sistema standardizzato di riproduzione del colore che assicura a ogni utilizzo la stampa del colore corretto.
Ad esempio il logo del vostro ristorante dovrebbe utilizzare un particolare colore PMS che darà sempre lo stesso risultato, per qualsiasi utilizzo debba essere stampato.
COLORI PRIMARI.
RGB. Vi dice nulla? Lo vediamo tra poco.
Rosso, giallo e blu sono i tre colori primari: si possono mescolare per ottenere altri colori ‘secondari’, ma non è possibile ottenerli mediante mescolanza.
Ciò significa che mescolando i colori primari, è possibile ottenere qualunque altro colore.
PUREZZA.
La purezza di un colore dipende dalla sua intensità e dal fatto che sia stato mescolato o meno a un altro colore.
Esempio: un giallo puro risulta quasi fosforescente, ma una lieve aggiunta di magenta ne diminuisce la purezza.
RGB.
Eccolo qui.
RGB è il modello standard per la visualizzazione dei colori su uno schermo: immagine, veste tipografica e struttura appaiono sul monitor grazie a una mescolanza di RGB, appunto rosso, giallo e blu.
SATURAZIONE.
La saturazione di un colore dipende dal grado di purezza, e va dal 100% del colore puro allo 0% del grigio.
Mentre un’immagine molto satura è vivace e luminosa, un’immagine desaturata avrà un aspetto spento molto simile al ‘color seppia’ (che piace tanto per l’effetto vintage)
Il logo Spontini non sarebbe Spontini, se avessimo desaturato il colore naturale, il rosso appunto.

COLORI SECONDARI.
Arancione, verde e viola si ottengono mescolando coppie di colori primari e sono definiti colori secondari.
Ad esempio, per ottenere l’arancione di cui prima, si deve mescolare il giallo e il rosso.
TONO.
Il tono di un colore dipende dalla quantità di grigio che si aggiunge.
In base alla quantità, il colore sarà più o meno puro.
Quando sentite dire, o siete voi a chiedere: “quel tono è troppo acceso, lo vorrei più tenue”, indica proprio quanto grigio occorre aggiungere al colore puro in questione.
COLORI TERZIARI.
I colori terziari si ottengono mescolando un colore primario e un colore secondario (ad esempio rosso e viola) oppure due colori secondari (arancione e verde).
Mescolando il rosso vivo e il verde si può ottenere il marrone, che è appunto un colore terziario.
In accostamento a colori accesi è in grado di dare molto dinamismo e carattere ai progetti food, specialmente nell’interior design.
Personalmente è un tipo di accostamento che prediligo e utilizzo molto nei miei progetti.
TINTA.
Aggiungendo bianco a un colore si ottiene la tinta.
Al contrario del tono, che genera un colore meno acceso, la tinta crea una varietà di colore più tenue o luminosa.
VALORE O LUMINOSITÀ.
Il valore di un colore è determinato dalla luminosità.
Un colore con un valore pari al 100% sembrerà un colore puro, mentre con un valore del 50% si presenterà più scuro e meno luminoso.
Ad esempio in tipografia si scurisce il colore di fondo riducendo il valore al 75%, in modo da fare risultare il testo bianco più leggibile.