Sebbene i diversi tipi di pubblico hanno le loro preferenze, i millennials in particolare sono una audience per la quale occorre fare attenzione a non usare gli stereotipi comuni e più diffusi, soprattutto in ambito gastronomico e di orientamento verso quel brand o quel prodotto.
Soprattutto, è un errore comune per alcuni marketers inserire i millennials in un unico segmento di pubblico, in quanto per molti aspetti sfuggono alle solite classificazioni.
Vediamo perché.
Diamo loro ciò che conoscono.
In generale, la brand reputation – o reputazione di marca – è molto importante per i consumatori che si trovano a scegliere un prodotto.
Questo è stata ad esempio molto rilevante durante un sondaggio inglese promosso da Coca-Cola, che ha ottenuto oltre la metà dei voti espressi dai partecipanti per scegliere quale fosse la bevanda preferita.
“Mi piace il gusto, e so bene cosa sto comprando”, è stata una delle risposte ottenute.
“È stata da sempre la mia preferita, adoro il sapore perché è inconfondibile”, è stata un’altra risposta del sondaggio.
L’aspetto della familiarità del prodotto è emerso all’interno della categoria Migliore Brand Food.
In questa categoria, il primo posto è stato ottenuto da Cadbury, poiché il pubblico dei millennnials ha valutato anche l’immagine complessiva del brand, il gusto, e il valore della tradizione associato a un prodotto comune e da sempre presente nelle famiglie.
Se gli utenti danno un feedback come “Amo il cioccolato Cadbury da quando sono piccolo, lo adoro e non vorrei nessun altro cioccolato”, è la prova definitiva che ciò che si eredita come consapevolezza di marca genera fedeltà, anche nelle nuove generazioni.
Con un così forte valore di tradizione alle spalle, più o meno equivalente a Coca-Cola, il brand Cadbury detiene un primato di familiarità verso il nuovo pubblico dei millennials, che continuano ad amare il marchio ed essere affezionati ai prodotti.
Qualsiasi altra marca di cioccolato o bevanda – per restare nella comparazione di mercato – necessita quindi di ribaltare il mercato con altri prodotti che possano attrarre lo stesso segmento di pubblico.
Offrire esperienza.
Cadbury spinge constantemente anche una strategia di marketing mix sulle promozioni, dal “Adotta una mucca” per i bottoni di cioccolato, al “Vinci una vacanza di lusso” per il lancio delle mini-uova.
Non solo: spinge le vendite in particolari momenti dell’anno con gratificazioni ai clienti, che aumentano la customer experience e mantengono il livello di fidelizzazione sempre elevato.
Malgrado Coca-Cola sia il brand vincitore per oltre la metà dei partecipanti, il 54% di loro è d’accordo sul fatto che cambierebbero volentieri marca se ricevessero in cambio un omaggio di valore elevato, possibilmente di tipo digitale, dai film in streaming ai ticket di soggiorno in hotel, fino ai voli aereo omaggio, e questa costituisce potenzialmente una grande opportunità per attrarre e spostare il pubblico dei millennials dal marchio Coca-Cola, all’interno di una campagna promozionale.
Gli altri partecipanti, Innocent Smoothies (con il 9% delle preferenze), PG e Pepsi al terzo e quarto posto, hanno bisogno dunque di spingere di più sull’esperienza cliente, se desiderano mantenere il livello di mercato e seguire le orme dei marchi più affermati.
Offrire vantaggi fedeltà.
MODA
Quando si parla di moda, i millennials sono alla ricerca di marchi retail che possano incontrare il loro bisogno di gamma e assortimento, e soprattutto di vantaggi fedeltà.
I vantaggi per la fidelizzazione dei clienti stanno avendo una parte sempre più rilevante in questo mercato, e i marchi possono introdurre comunicazioni sempre più personali e omaggi utilizzando dei programmi fedeltà specifici.
“La spedizione per un cliente premium è molto vantaggiosa”.
I millennials guardano con occhio attento alla convenienza del prodotto, per cui bisogna sempre fare attenzione a esprimere questo aspetto durante la profilazione del target per questo pubblico.
FOOD
Quali sono i marchi food che vanno per la maggiore tra i millennials?
Al primo posto tra le preferenze dei Millennials – in un recente sondaggio su un campione di 3500 millennials USA, con età tra i 20 e 35 anni – si piazza Starbucks, catena statunitense di caffetterie, fondata il 30 marzo 1971 a Seattle da Howard Schultz.
Il marchio del celebre Frappuccio (mix di caffè con ghiaccio e altri ingredienti, solitamente guarnita con panna montata), oltre ad offrire ai propri clienti caffè, dessert e prodotti di pasticceria, negli ultimi tempi sta espandendo il proprio menù inserendo maggiori opzioni tra cui panini, insalate e anche vino.
Starbucks piace ai giovani perché fa scegliere ai consumatori quali nuovi prodotti mettere in commercio attraverso votazioni online.
In Italia il marchio di preferenza per eccellenza è senza ombra di dubbio la Nutella, del Gruppo Ferrero, brand conosciuto a livello mondiale.
Per quanto riguarda mangiare fuori casa, il cibo da solo non rappresenta più l’unico elemento di attrazione per il pubblico dei millennials.
Essi sono alla ricerca di aspetti che vanno oltre il cibo, un’ambiente confortevole e rilassante, che consenta di avere maggiore flessibilità nel consumo, senza troppe restrizioni.
Puoi ordinare, pagare, mangiare con calma e andare via quando desideri, senza qualcuno che venga a sparecchiare la tavola mentre stai ancora mangiando.
Siate umani.
Se dai un’occhiata a qualunque business di successo, spulciando su Twitter o Facebook, o prendendo parte a un evento marketing, scoprirai che il bisogno di un approccio più umano verso i consumatori è molto sentito.
Un sondaggio per scoprire quale fosse il marchio di viaggi preferito ha di recente premiato il brand Airbnb come piattaforma preferita per l’affitto di location per vacanza e soggiorni di breve durata.
Airbnb ha modificato radicalmente il modo in cui i consumatori pensano al viaggio, trasformando in maniera significativa l’intera esperienza degli utenti.
I Millennials definiscono il brand come unico, umano, e esperienziale, poiché il marchio spinge la propria attenzione sul concetto della destinazione come ‘home away from home’, ovvero ‘a casa lontano da casa’.
Non semplicemente recarsi in un luogo, ma viverci.