Per decenni, i produttori di food & beverage si sono preoccupati di sviluppare il packaging dei loro prodotti con in mente il solo mantenimento del ciclo vitale delle loro merci.
L’avvento dell’e-commerce però, negli ultimi anni in particolare, sta cambiando le regole poco alla volta, rendendo più complessa la sfida a progettare catene di approvvigionamento sempre più articolate ed efficaci, spingendo le aziende a trovare soluzioni per conservare il cibo più a lungo e nelle migliori condizioni, dallo stabilimento allo store finale.
Più facile a dirsi che a realizzarsi, stando alla situazione attuale.
Ancora.
Alcuni studi recenti dimostrano che almeno il 47% delle carni refrigerate nelle confezioni risultano aver subito temperature troppo alte per un consumo completamente salubre e igienicamente perfetto, nonostante il confezionamento e la sigillatura applicata in stabilimento.
Quando pensiamo al futuro del packaging intelligente, la prossima sfida è ottenere il packaging responsive, ovvero che si adatta al cambiamento delle situazioni.
È questo ciò su cui dobbiamo concentrarci tutti, perché è ciò che i consumatori si aspettano da noi.
Le soluzioni al problema potrebbero però non essere così lontane.
Esperti internazionali di packaging stanno discutendo di applicazioni smart – come ad esempio il packaging attivo che contrasta la contaminazione esterna, e packaging intelligente che indica il deterioramento attraverso simboli che cambiano colore in modo dinamico – che potrebbero essere adattate rapidamente all’era del food digitale.
I benefici di uno smart packaging non sarebbero però limitati a mantenere l’integrità dei prodotti, ma attraverso l’integrazione di sensori specifici sarà possibile determinare il pH e la temperatura reale dei cibi, consentendo ai produttori di migliorare significativamente la food e customer experience dei loro clienti.
l packaging intelligente può davvero e in modo serio migliorare la sostenibilità dei cibi, e di tutta la filiera produttiva e di stoccaggio dei prodotti.
Nel concreto, il packaging attivo è in grado di creare un impatto significativo in tutta l’industria del cibo, riducendone il deterioramento e i fattori di contaminazione, e che può davvero rappresentare una risposta seria allo spreco di alimenti.
Argomento più delicato e attuale che mai, visto che nei soli USA lo scorso anno la popolazione ha buttato circa 150k tonnellate di cibo al giorno.
Si, è scritto giusto. 150k tonnellate. Al giorno.
Il ciclo di vita dei prodotti. Prima di tutto.
Il formato del packaging è sempre stato un argomento sul mercato, e potrebbe diventare sempre più determinante a livello di produzione globale, se i consumatori diverranno sempre più consapevoli sull’importanza della sostenibilità e della conservazione sia del cibo che delle bevande.
Il packaging attivo prolunga la shelf life, il ciclo di vita dei prodotti.
Questo può essere ottenuto mediante un packaging design consapevole e ben concepito, come ad esempio la creazione di alette interne alla confezione che raccolgono e separano i succhi fuoriusciti dal taglio di carne, oppure un sistema di atmosfera modificata con cui il packaging riesce a mantenere bassi i livelli di ossigeno, allontanando la crescita batterica.
Quanto poi il consumatore sia davvero disposto a pagare prezzi più alti per compensare l’uso di packaging attivo e maggiore tecnologia, questo è un altro aspetto da valutare.
Il packaging attivo non avverte quando il prodotto si è deteriorato in modo irreversibile, a differenza di un packaging intelligente, e ciò potrebbe rendere difficile contestualizzarlo nel mercato e renderne comprensibile il valore al pubblico.
Il packaging attivo tuttavia è in grado di proteggere contro la contaminazione post-produzione, che spesso è la causa di numerosi malesseri da cibo alterato.
Dobbiamo quindi, tutti insieme – produttori alimentari, distributori, professionisti di marketing, designers e progettisti – concentrare tutte le nostre attenzioni su questa tematica: il packaging tradizionale non è più in grado di darci risposte, e le giuste tutele sia per la salute e la conservazione del cibo, sia per la capacità di essere sostenibile sul piano dello smaltimento di prodotti e confezioni a lungo termine.
Il problema dello spreco di cibo non è soltanto una questione di scelte alimentari, ma occorre allargare lo sguardo a tutta la filiera di produzione e concepire un packaging che possa realmente imprimere un cambiamento significativo nelle abitudini e nel ciclo di consumo di tutti.
Creare le scatole fighe, ma che non aggiungono alcun valore sostenibile, non è più una strada da percorrere ancora per molto.