Il brief di ogni progetto di design varia in base alla natura del prodotto, del settore e del cliente, e a seconda che si tratti di un redesign o di un nuovo progetto.
In linea generale però i brief sono molto simili tra loro, e contengono molti termini che sono usati abitualmente per definire lo schema di lavoro.
CONCORDARE IL BRIEF.
Il brief (che letteralmente vuol dire ‘breve’) è in pratica il documento con cui il cliente comunica al designer – nel nostro caso food brand designer – gli obiettivi e i requisiti dell’incarico di progetto.
Spesso, è ll prodotto di una discussione (che si spera proficua e produttiva) o di una trattativa sulle intenzioni del cliente, le tempistiche e il budget previsto, e su qualsiasi altro aspetto che potrebbe avere un impatto sull’incarico da affidare.
Quando il brief è dettagliato e preciso è più probabile che il designer sia in grado di produrre un risultato che soddisfi e sia in linea con le richieste e che il prodotto a sua volta risponda alle esigenze del cliente.
Per concordare il brief il designer deve avere dal cliente una serie di informazioni sull’incarico, gli scopi e le persone alle quali il risultato finale dovrà essere comunicato.
il processo di raccolta delle informazioni può essere riassunto con lo schema delle 4 W.
LE 4 W.
Cosa sono le quattro W?
Si possono indicare come un semplice strumento per richiedere le informazioni fondamentali di cui il designer deve disporre per poter avviare il ragionamento sul modo migliore per avviare le attività di progetto.
Ogni W rappresenta un’informazione essenziale, che aiuta a determinare perché il lavoro è commissionato, chi compone il target di riferimento e dove avrà luogo la comunicazione.
Nel corso della progettazione, si devono fare le domande per raccogliere materiale che consenta di prendere le decisioni di progetto informate.
Quando si riceve un brief davvero troppo breve e sintetico, diventa decisivo chiedere tutte le informazioni aggiuntive possibili.
Il brief è quindi la base della progettazione e quando è vago e manca di precisione, anche il progetto che ne risulta rischia di esserlo.
Se invece il brief è accurato, è probabile che anche il design finisca per essere altrettanto solido.
W come WHO.
È il chi, identifica il target in base a dettagli come l’età, il sesso, il reddito, e il livello culturale.
A chi stiamo rivolgendo il progetto?
Chi è il consumatore di riferimento?
W come WHAT.
Identifica il prodotto, servizio o organizzazione che è oggetto del progetto e della strategia di comunicazione.

W come WHY.
Il perché delle cose.
Identifica il motivo o la ragione per cui il cliente sente che è necessario investire in una strategia di design e comunicazione.
Perché vuole un redesign o la creazione di un nuovo packaging?
Che risultati si aspetta di ottenere alla fine?
W come WHERE.
Dove, identifica il mezzo con cui il cliente vuole trasmettere la comunicazione che è il risultato del processo di progetto.
Tra cliente e designer c’è un accordo sulle fasi che la progettazione comporta?
HOW.
Come.
Come verrà realizzata dal designer la soluzione progettuale che risponde ai requisiti fissati nel brief?
Quindi possiamo dire che il briefing è il processo con cui il cliente fornisce tutti i dettagli al team di progetto sulla natura del lavoro da avviare, gli obiettivi, il budget e la tempistica.
Non sempre il livello di precisione è quella desiderata, a volte capitano clienti molto precisi e ricchi di spunti e dettagli, altre volte ci si imbatte in indicazioni molto generiche della specie “mi serve un nuovo packaging, mi serve un nuovo logo”.
Appunto.
È essenziale pertanto che il briefing prenda la forma di un documento guida, a cui le parti designer / cliente devono rifarsi nel tempo, per non perdere la bussola e non perdere di vista gli obiettivi iniziali, che non è mai una pratica salutare ed efficace, sia per chi mette il budget che per chi quel budget deve tradurlo in prodotto finale.